di Marco Bormolini.
Il comparto vinicolo del sud è in salute. Bastava fare un giro al grande banco di assaggio che ha chiuso l’undicesima edizione di Radici del Sud per tirare in sintesi questa conclusione. Un movimento che dal punto di vista qualitativo è cresciuto molto. Negli anni il livello medio dei vini è aumentato, per contro si sono abbassate le rese in vigna e anche in cantina le aziende del sud sono state capaci di aumentare l’interesse verso quello che potrebbe essere uno dei volani per il rilancio del mezzogiorno.
Regioni come Puglia, la padrona di casa, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia riunite attorno un tavolo e un bicchiere di vino per scommettere su una ripresa del meridione grazie al settore primario, quello agricolo. Il merito anche ad una kermesse come Radici del Sud che anno dopo anno è stato in grado non solo di radunare molte aziende e cantine anche diverse tra loro, ma soprattutto operatori del settore anche stranieri, perché in molti casi parlando con le aziende del sud ci si rende conto che è più facile vendere il vino dall’altra parte del globo che magari nel nord Italia oppure nella stessa regione di produzione.
NUMERI DA RECORD
432 i vini in concorso, 183 le aziende partecipanti (23 produttori siciliani, 18 produttori calabresi, 16 produttori lucani, 32 produttori campani e 94 produttori pugliesi). Sono ottanta i vini premiati alla XIesima edizione del concorso internazionale di Radici che vede protagonista il Sud Italia. La giuria composta da giornalisti stranieri e da buyer provenienti da 13 Paesi esteri, Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Gran Bretagna, Olanda, USA, Canada, Giappone, Lituania, India, Polonia e Brasile e da operatori e stampa nazionale, hanno decretato i migliori vini da vitigni autoctoni iscritti alla competizione. Nella rosa salita sul podio ci sono quest’anno anche i vini spumanti, nuova categoria inserita che completa il panorama enologico del Meridione. Le degustazioni alle cieca si sono svolte sabato 11 e domenica 12 con quattro sessioni di assaggio e come giudici hanno anche degustato i rappresentanti di AssoEnologi Puglia, Basilica e Calabria. Lunedì 13 il gran finale, degustazioni con 130 cantine e nel pomeriggio la premiazione dei vincitori a seguito del convegno “Alle radici della sostenibilità”. Chiusura in bellezza con la cena firmata dai 6 osti del sud: Nando Salemme (Abraxas osteria/Pozzuoli) dalla Campania, Bianca Celano (Qcucinaqui/Catania) dalla Sicilia, Mariantonietta Santoro (Al Becco della Civetta/Castelmezzano) dalla Basilicata, Giuseppe Gatto (Da Lucrezia/Trebisacce) dalla Calabria, Stefano D’Onghia (Botteghe Antiche/Putignano) e Roberto Caputo (Una Hotel Regina/Bari) dalla Puglia. Noi di Beverfood.com siamo stati a Radici del Sud e abbiamo selezionato gli assaggi che ci hanno incuriosito, mentre vi pubblichiamo i vincitori suddivisi nelle varie sezioni proposte.
D’ARAPRI’
Lo spumante metodo classico di qualità nel sud Italia ha un indirizzo e delle coordinate ben precise. D’Araprì, realtà situata nell’agro di San Severo in una zona vocata da secoli alla viticoltura, sono stati tra i primi a credere nelle potenzialità della spumantizzazione degli autoctoni. Quando tutti lavoravano con i vitigni internazionali, a D’Araprì i tre amici e soci fondatori da cui prende il nome l’azienda hanno scommesso sul metodo classico e non sono più tornati indietro. In concorso due vini presentati, il Brut Rosé, prodotto da uve di Montepulciano e Pinot Nero e la Riserva Nobile a base di Bombino Bianco. Non era una gara, ma per chi guarda le classifiche D’Araprì si è posizionata al primo e secondo posto delle rispettive categorie al concorso Radici del Sud.
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