Uno per tutti, tutti per uno: Dumas in Capitanata.

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Uno per tutti, tutti per uno: Dumas in Capitanata. Alla scoperta degli spumanti d’Araprì.

Pubblicato Mercoledì, 05 Novembre 2014 10:57
Scritto da mago wow

I_tre_moschettieri400Un paio di anni fa aveva sorpreso un po’ tutti, in una degustazione dedicata agli spumanti che io chiamo “eretici”, ossia quelli che, elaborati con il metodo champenois, non provengono però da zone classiche ( lo Champagne, com’è ovvio, ma anche quelle che hanno da tempo uno status riconosciuto per i loro spumanti, come la Franciacorta o il Trentino) e sono prodotti con uve di varietà autoctone, diverse dallo Chardonnay e il Pinot Noir. Si trattava del Riserva Nobile della cantina d’Araprì, di San Severo di Puglia: uno spumante proveniente da un terroir del tutto privo di una tradizione consolidata in questo campo, e da un’uva, il bombino bianco, fino ad allora poco apprezzata e impiegata solo in blend  con altre varietà per la produzione di vini fermi piuttosto semplici. (Nella foto accanto, i tre proprietari della cantina d’Araprì).
Sono oggi invece davvero stupito ed emozionato da una bottiglia di Gran cuvée del 1995, appena sboccata,dopo più di 17 anni passati sui lieviti, della stessa cantina, da me assaggiata la settimana scorsa in occasione di un bel pranzo organizzato dai D’Araprì nell’antico palazzo Fraccacreta, da essi ristrutturato, per festeggiare i loro 35 anni di attività.
Come sappiamo, la durata della permanenza sui lieviti, è fondamentale perché uno spumante possa sviluppare appieno le sue potenzialità gusto-olfattive, arricchendosi di sfumature speziate che gli conferiscono maggiore eleganza e complessità. Ne sappiamo qualcosa quando assaggiamo uno Champagne Salon  o un Dom Perignon , che vengono tradizionalmente immessi sul mercato dopo lunghe permanenze sui lieviti. Naturalmente occorre che lo spumante abbia la struttura e la personalità necessarie per trarne profitto.
La_95_300Colore dorato (nella foto, accanto, la bottiglia), perlage fine e persistente , naso intenso e molto articolato, incredibilmente fresco, su note di panettone, mandorla fresca, scorza di arance rosse, anche candite, fiori bianchi e lievi di zenzero, di notevole struttura ed equilibrio. Da uve bianche (naturalmente Bombino, 70%), e rosse (Montepulciano per il restante 30%), ha personalità e il fascino dell’antica nobiltà di campagnia.
d’Araprì è un acronimo: viene infatti dalle iniziali dei tre fondatori, Girolamo D’Amico, Ulrico Priore e Louis Rapini, ed evoca anch’esso i personaggi del romanzo di Dumas (sembra una fusione di D’Artagnan e Aramis). C’è pure la dama inglese, non la perfida Milady de Winter, ma Elisa Croghan, la compagna dell’ultimo principe di San Severo, la Dama Forestiera, a cui la d’Araprì ha dedicato il suo spumante più ambizioso.Insomma ci sono tutti gli ingredienti per una bella avventura, quale è quella di questi tre amici, amanti della musica jazz, che hanno dato vita ad una piccola, ma straordinaria azienda che, unica in Puglia, produce solo spumanti con il metodo champenois. Inventarsi in questa parte della Capitanata, una zona con una antica tradizione vitivinicola (il sottosuolo di San Severo è in pratica tutta una successione di cantine), ma priva di notorietà internazionale, una azienda che produce vini in grado di competere più che onorevolmente con i più raffinati esistenti al mondo, gli champagnes, ha un che di guasconesco, eppure…Più di una volta ho proposto ad amici esperti gli spumanti di d’Araprì in blind taste con altri di zone più reputate (Franciacorta o Trentino), sempre compiacendomi del loro stupore nello scoprire che lo spumante che avevano più apprezzato veniva dalla provincia di Foggia.
I moschettieri sono: Ulrico Priore, contrabbassista, già collaboratore di una nota cantina di San Severo, oggi Chef de cave e assaggiatore della d’Araprì; Girolamo D’Amico, chimico e trombettista, specializzato in enologia e tecnologie agroalimentari, enologo dell’azienda, e Louis Rapini, il francese(il padre era emigrato a Lyon, e lui é nato lì, rimanendovi fino ai 12 anni), pianista e insegnante di musica. Tutti e tre, come chiunque a San Severo, con esperienze familiari nella produzione di vino, ma con l’aggiunta di preziosi contatti, avuti attraverso il padre di Rapini, con la Laurent-Perrier. Il primo esperimento di spumantizzazione con il metodo champenois, nel 1979, fatto esclusivamente con uva bombino bianco, consisté in poche decine di bottiglie, con i vuoti reperiti nei ristoranti della zona.Fu subito un successo: nel 1985 le bottiglie prodotte furono 3.000, 15 anni dopo 25.000, oggi siamo a 80.000 bottiglie: ben lontane dai 5 milioni di una grande azienda della Franciacorta,ma il prestigio degli spumanti d’Araprì è oggi una realtà ben consolidata.
Quella di produrre spumanti di qualità in Capitanata era però solo una parte della sfida: l’altra, in principio non meno azzardata, fu di non impiegare il regale chardonnay, ma l’umile Bombino bianco, , e il montepulciano, l’uva rossa dalla quale nasce il Montepulciano d’Abruzzo,certo ben diversa dall’aristocratico pinot noir .
Bombino prodigio lo chiamano i tre amici, forse anche alludendo ad una leggenda contadina che collega il nome di questo sorprendente vitigno alla somiglianza che i grappoli avrebbero con un bambino. Confuso per molto tempo con l’uva con cui in Romagna si produce il Pagadebit, un vino semplice, ma che, grazie alla sua generosità, consente ai contadini di pagare i debiti, il bombino bianco è tutt’altro che una varietà molto produttiva. Lo è certo nelle zone a coltivazione estensiva (come il cerignolese), dove è impiantato a tendone. Diversamente non produce molto, ed è molto adatto ad essere vendemmiato tardivamente: ha buccia spessa e acidità sostenuta, che si mantiene nel tempo, e addirittura aumenta con l’appassimento. E sono state proprio la marcata acidità, l’alcolicità contenuta e la scarsa definizione olfattiva, a colpire i tre amici. facendone un candidato ideale per la spumantizzazione. Il bombino è da sempre stato presente nell’agro di San Severo, dove, prima della fillossera, era coltivato con il caratteristico impianto a pagliarella, e rappresentava l’85-90% delle varietà presenti. Quando, negli anni ’20-‘30 si cominciò a ricostituire il patrimonio di vigne distrutto dalla fillossera, il bombino fu reimpiantato insieme con altre varietà che presero gradualmente il sopravvento: in primis il trebbiano toscano e quello abruzzese, riducendosi ai 2000 ha.attuali .
Il montepulciano è anch’esso presente “da sempre” in questa parte della Puglia, la più vicina all’Abruzzo. Molto adatto alla vinificazione in rosa, con esso si producono, più spesso in blend con l’uva di Troia ed altre varietà, anche vini rossi colorati, con note di ciliegia e amarena al naso, una struttura tannica fitta, ma non aggressiva. La D’Araprì ne ha fatto un partner ideale per il Bombino, talvolta aggiungendovi piccole quantità di Pinot nero. L’utilizzazione di varietà a bacca rossa diverse dal Pinot nero per la produzione di spumanti di qualità (oggi si comincia a pensare al Nero di Troia) non é rara come in passato, ma certamente non frequente. Il Bombino è in tutte le cuvée della d’Araprì, ad accezione del Brut rosé e della Dama Forestiera, che impiegano solo uve rosse, mentre il Montepulciano manca solo nel Brut, nel Pas dosé,e nella Riserva Nobile, costituita al 100% da Bombino bianco.
La Riserva Nobile è un blanc de blancs da sole uve Bombino, prodotte nel territorio di San Severo, in una vigna di 3 ha., in località Monsignore, esposta a sud sud-ovest, a 100 m. s.l.m. Il suolo è argilloso-calcareo, in leggero pendio, e le piante, a spalliera, con una densità di 3500 ceppi/ha., beneficiano di condizioni microclimatiche molto favorevoli grazie alle brezze provenienti dall’Adriatico e alle escursioni termiche notturne. Le uve sono raccolte a fine settembre, e, dopo la prima fermentazione in fusti di legno di grandi dimensioni e la seconda in bottiglia, il vino rimane sui lieviti almeno 36 mesi.Giallo dorato chiaro, lo spumante dell’annata 2009 ha un bel perlage, fitto e di buona persistenza, al naso offre un bouquet intenso, con note di fiori di acacia e sambuco, frutta gialla, e, lievi, di pasticceria e vaniglia: sul palato è fresco e deciso, molto sapido e minerale, davvero da scoprire .
La_duemila350Ma le Cuvée più affascinanti sono la Grande Cuvée XXI secolo e la Dama Forestiera, alle quali la presenza delle uve a bacca rossa conferisce maggiore struttura e complessità. Della prima è oggi ancora in commercio la versione del 2007, che abbiamo riassaggiato appena sboccata per l’occasione, dopo una lunga permanenza sui lieviti (oltre cinque anni). Questa Cuvée é un blend di uve bianche (Bombino) e rosse (Montepulciano e Pinot nero), provenienti da due vigne, in contrada Monsignore e in contrada Baiocco, nel comune di San Severo, esposte a sud-su est a 80 mt. sul livello del mare, e permane almeno 48 mesi sui lieviti ( o più), prima della sboccatura. Giallo appena dorato, con un perlage fine e continuo, naso elegante nel quale si avvertono note agrumate, di frutta gialla matura e crema pasticciera, è ampio e molto elegante, quasi cremoso sul palato.
Della stessa Cuvée abbiamo assaggiato in magnum la versione del 2000 (in prevalenza Bombino bianco, con un 40% di Montepulciano), imbottigliata con il nome A.D. MM (nella foto accanto la bottiglia). Affascinante nel suo colore paglierino e con il suo perlage finissimo, intenso e articolato al naso con molteplici sfumature di pasticceria, mandorle e frutta gialla, lievissime di miele ,incredibilmente fresco e minerale, molto sapido.
elisacroghan05La Dama Forestiera è lo spumante di maggior prestigio della collezione d’Araprì. Prende nome dal titolo del romanzo di Nino Casiglio (1983), dedicato a Elisa Croghan, gentildonna inglese che fu la compagna degli ultimi anni di vita del principe di San Severo, Michele Di Sangro, discendente della stessa famiglia di Raimondo, il principe alchimista, scienziato e massone.
Elisa (nella foto accanto un ritratto dell’epoca) sopravvisse al principe , e alla sua morte, fece dono di tutto ciò che aveva ottenuto della sua contrastata eredità al comune di San Severo, perché istituisse un istituto agrario intitolato al principe per promuovere il progresso e la prosperità dell’agricoltura del luogo. Dietro la nascita di questa straordinaria cuvée, c’è però anche un’altra donna: Annetta Cardillo, madre di d’Amico e prima sommelière della cantina. A lei é stata intitolata, nel 2005, una cuvée sperimentale,che ne ha rappresentato una specie di prototipo, con il nome di Annett. In quella occasione i tre amici ebbero una conferma della versatilità del montepulciano e della sua vocazione spumantistica e produssero il loro primo blanc de noirs (una selezione di uve , per il 60% Pinot nero e 40% Montepulciano,provenienti dalle migliori vigne di San Severo, in località Franceschiello), anticipando in un certo senso La Dama forestiera.
Annette_300In occasione della festa dei 35 anni della settimana scorsa, ho avuto modo di assaggiare questo piccolo gioiello, che non è in commercio, ma fa parte della collezione privata della d’Araprì. Anch’esso in magnum (vedi foto accanto). E’ uno spumante di grande struttura e intensità, a cui la lunghissima permanenza sui lieviti (almeno dodici anni) ha conferito una notevole complessità: bellissimo già alla vista, di colore, giallo dorato; il perlage è molto fine e persistente, al naso le evocazioni sono le più varie, dalla confettura di arance allo zenzero, sul palato esibisce una struttura importante e una intensa mineralità.
dama-forestiera_200Ma veniamo alla Dama Forestiera . E’ un eccezionale blanc de noirs, Montepulciano e Pinot nero, proposto solo in magnum da 1,5 l. Non era presente nella lista degli spumanti degustati durante il pranzo della Festa, ma lo avevo più volte riassaggiato negli ultimi mesi , e già da qualche tempo pensavo di dedicargli un servizio .
La Dama del 2008 , quella attualmente in distribuzione, proviene solo dalle uve citate, da due vigne rispettivamente di 3 e di 4 ha., in località Monsignore e Contrada Baiocco, nel territorio di San Severo, esposte a sud sudest, a 80 m. di altitudine, su suoli argilloso-calcarei in leggera pendenza. Il pinot nero è vendemmiato a fine agosto, per preservarne l’acidità (non siamo alla latitudine della Borgogna) e il montepulciano a fine settembre. Le uve sono vinificate separatamente e poi assemblate prima dell’imbottigliamento per la seconda fermentazione. Il vino resta almeno 48 mesi e più sui lieviti ad affinarsi, acquisendo un bel colore giallo dorato; il perlage è molto sottile, fitto e persistente; al naso esibisce uno spettro olfattivo ampio e articolato, nel quale, a note dolci di pasticceria da forno, e tostate, di pane arrostito e mandorle, fanno seguito evocazioni di ciliegia, melograno e mela cotogna e di agrumi rossi; sul palato è molto intenso ed armonico,quasi cremoso, con una chiusura minerale di grandissima eleganza e persistenza. Uno spumante di bella personalità, in grado di impensierire molti champagnes.
Ma i D’Araprì hanno ora creato una nuova Cuvée, proprio per festeggiare i loro 35 anni di attività. Si chiama appunto Trentacinquesimo Anniversario, ed è prodotto solo con le uve (bianche e rosse) delle varietà tradizionali del territorio di San Severo, il Bombino bianco e il Montepulciano della vendemmia 2009.
Confezionato in una elegante bottiglia bianca trasparente, è uno spumante ovviamente meno potente e strutturato delle vecchie riserve appena descritte, ma molto piacevole e fine, di bella intensità, sia al naso che sul palato: uno spumante anche di grande valore gastronomico, da tentare su piatti della grande cucina di pesce.

Trentacinquesimo1

(Pubblicato il 5 .11.2014)

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