Brindare all’italiana. Piccolo viaggio tra gli spumanti

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“Facciamo un brindisi”. Quante volte abbiamo sentito o pronunciato questa frase. Ma da dove deriva questo modo di dire? Non certo dalla città pugliese, ma dalla parola spagnola “brindis” e dalla locuzione tedesca “bring dir’s” che significa “lo porto a te”, un venirsi incontro. Il brindisi è un momento di festa, un obiettivo raggiunto, un ricordo, l’augurio di qualcosa di buono e, lasciatemelo dire, di cose buone da augurarci ne abbiamo parecchie quest’anno. Non sarà un Natale come tutti gli altri, non ci sarà il cenone di Capodanno, il bacio sotto al vischio, le lenticchie a mezzanotte, siamo, infatti, tutti chiamati ad un senso di responsabilità al fine di vincere un’importante battaglia, quella contro questa disastrosa pandemia. Malgrado ciò, seppur in un contesto non facile dal punto di vista sociale ed economico, proviamo a prenderci cura dei nostri attimi di festa, di allestire una zona comfort e, anche se a distanza, brindiamo! Facciamolo scegliendo le nostre eccellenze, non per motivi di cieca appartenenza, ma perché sarà una bella esperienza viaggiare stando fermi tra le grandi produzioni italiane di metodo classico e sostenere i nostri artigiani del vino in questo momento non facile.

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Fino a qui abbiamo percorso un viaggio nelle grandi province del Metodo Classico, ma la cultura della rifermentazione in bottiglia si sta diffondendo in gran parte del nostro paese, allora come ultimo atto voglio condurvi alla scoperta di tre outsider che rientrano di diritto in questo racconto di spumanti di qualità.

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rnRN Metodo Classico di d’Araprì Quando mi dissero qualche tempo fa che c’era un’azienda in Puglia che produceva spumanti metodo classico rimasi perplessa, la regione famosa per i suoi rossi e i suoi rosati non gode certo di un passato noto nel racconto dello spumante italiano. Decisi così di assaggiare quanto prima in un’enoteca uno dei loro vini. Da allora ogni volta che trovo una loro etichetta in carta spesso la ordino. Quella di D’Araprì è la storia di un’amicizia e di una sfida. Tre sono gli amici (Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore) che nel 1979 diedero vita all’azienda con l’obiettivo valorizzare il bombino bianco, vitigno autoctono pugliese che ben si adatta al metodo champenoise. Una sfida vinta come testimoniano i tanti premi conquistati negli anni e la costante crescita di appassionati ed esperti che ne lodano le qualità. 100% Bombino bianco, zona di produzione San Severo, prima fermentazione in tonneaux da 300 litri, minimo 36 mesi di affinamento per questo vino che dimostra che anche la Puglia può parlare il dialetto del metodo classico.

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Questo viaggio per l’Italia degli spumanti si conclude qui, anche se altre storie ci sarebbero da raccontare. Durante queste feste contattiamo la nostra enoteca di fiducia, l’azienda che vogliamo conoscere, quel ristorante che cura con attenzione la sua carta dei vini e facciamo un brindisi all’eccellenze del nostro Paese. Ricordiamoci, infine, una cosa importante, lo spumante è perfetto non solo per inaugurare il nuovo anno, ma anche per accompagnare le nostre cene, “a tutto pasto” come si suol dire nel gergo dei sommelier. Con il panettone e il pandoro però, mi raccomando, abbiniamoci un bel moscato d’Asti!

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