Scritto inedito di NINO CASIGLIO

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SCRITTO INEDITO DI NINO CASIGLIO

Questo rapporto nasce da una richiesta fatta al Prof. Casiglio dal produttore vinicoli Antonio d’Alfonso del Sorso per la ricerca di un nome da dare ad un vino di nuova produzione, risalente agli inizi degli anni ottanta del secolo scorso.

La coltivazione della vita a San Severo è attestata in una donazione del 1° novembre del 1140: una botte di vino, di 180 canaste, e in un testamento del 25 marzo 1250. Questi documenti, casualmente sopravvissuti, non indicano certo date d’inizio, ma confermano inequivocabilmente e quasi visivamente l’antichità e la continuità di una tradizione.

Nomi proposti

1) Belvedere o Bellovidere. Con questo nome è chiamata la domus fatta costruire da Federico II nei pressi di San Severo. Con ogni probabilità s’identifica col “castello” di cui è memoria nel nome di quella che è oggi la piazza Nicola Tondi. Sorgeva nell’isolato ora occupato dalle case Recca, Tondi (ora Cella) e Chirò. Con lo stesso nome è indicata fino a tutto il secolo scorso la zona dell’attuale via Filippo D’Alfonso.

2) Biviamo è il nome di un coltivatore sanseverese, conservatoci da un importante documento del 1151.

3) Passero. Nicola Passero, notaio e verseggiatore latino di San Severo, amico di uno dei padri della scienza veterinaria, il sanseverese Agostino Colombre. Se ne conserva la firma autografa in un documento della seconda metà del XV secolo. Che il nome di un notaio d’altri tempi suggelli la qualità di un vino sanseverese mi sembra plausibile, tanto più se il vino prodotto è dal figlio di un notaio. Nome breve, di tre sillabe, sdrucciolo ma tale da evitare errori di pronunzia. Può far pensare al Corvo Salaparuta, ma con un tono meno truce: Passero di San Severo.

4) Tigula. È il nome di un casale scomparso di San Severo, da collocare del quadrante SE rispetto all’abitato. Tigula vuol dire tegola e fa pensare alla zona delle fornaci.

5) Vanzo o Bantia o Banzia. Insediamento scomparso, in contrada Serpente, non lontano dall’attuale camposanto. Da non confondere con Banzi di Lucania.

6) Zùccaro. È la contrada sulla via di Apricena, poco lontana dalla tenuta D’Alfonso. Se la forma Zucchero è triviale, la forma dialettale ed antiquata Zùccaro suona bene

In conclusione, mi fermerei su Bellovidere e su Passero, ed opterei per quest’ ultimo nome: una linea di vini garantita dalla firma di un vecchio notaio letterato.

Ricordo infine un proverbio locale, che, per accennare all’immutabilità della condizione umana, usa la nozione di vigna: vigna jève, vigna jè e vvigna sarrà.