LA CAPITANATA – MEMORIE STORICHE

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LA CAPITANATA  –  MEMORIE STORICHE
 
I. Teano Appulo. — II. Sua importanza. — III. Decadenza. — 
IV. Civitate. — V. Fasti di Civitate. VI. Sue ruine.
 
da
 MEMORIE STORICHE DELLA CITTÀ DI  SAN SEVERO
 
di  FRANCESCO DE AMBROSIO
Stabilimento Tipografico del cav. Gennaro de Angelis e figlio
Portamedina alla Pignasecca, 44 Napoli
 1875   
 
I. A’ confini della Daunia e sulle rive del fiume Frentone, oggi Fortore, che dividea i Dauni da’ Frentani , sopra quei colli che sono nominati Liburni, gli antichi geografi descrissero Teano Appulo ; ed erroneamente ne’ tempi posterior fu sovente confuso con Teate de’ Marruccini, o con Teano Sidicino. moneta di Tiati Teano Appulo fu pure detto Tiati; e i dotti lavori di Giovannozzi e di Avellino han dimostrato essere di Teano Appulo o Tiati tutte quelle monete, che prima si assegnavano alla Teate de’ Marruccini. Il loro modulo è la civetta, la testa di Pallade e la scritta Tiati : onde si avvicinano alle altre monete appule, talchè al Mionnet, il quale non pose mente alla esistenza di Teano o Tiati nell’ Apulia, piacque argire a Taranto una moneta di Tiati Appula, perchè non si persuadea poter appartenere a’ Marruccini.
 
II. A’tempi dello imperio romano Tiati Appula ebbe abitanti col diritto di voto nelle romane curie, e primati ascritti all’ordine equestre di Roma; alla quale transitavasi per agevole via, che poi si disse Traiana Frentana. E della nobiltà teatense sta anche a ricordo la seguente lapide rinvenuta in Lesina: lapide che l’ordine splendidissimo della città di Teati pose a Flavio Uranio vindice della legge, e moderatore della giustizia.
 
FI. URANIO. V. P. REG
 PROV. VINDICI. LEGUM
 AC. MODERATORI
 IUSTITIAE
 ORDO. SPLENDIDISSIMUS
 CIVITATIS. THEANENS
 UNA. CUM. POPULARIB 
 SUIS. DIGNO. PATRO
 NO. POSUERUNT.
 
 
III. La politica costituzione di Roma tendeva, anzichè costituire le provincie per via di ‘rappresentanza in unico corpo sociale, ad opprimerle con un giogo grave ed ingiurioso. Il quale ordinamento congiunto alla prepotenza cominciò ad essere produttore di eccessi dall’ anno della sconfitta di Perseo ; perciocchè i governatori, esercitandó giurisdizione ed imperio, venivano trascinati alla tirannide dal poterlo impunemente, e dall’essere le truppe accantonate nelle provincie. Al che si aggiungeano i tributi , le tasse agrarie , le retribuzioni, i dazie le imposizioni stabilite ad entrate della repubblica : le quali gravezze pesando su’ paesi della Daunia, esaurivano la sorgente di ricchezza proveniente dall’agricoltura e dalla pastorizia; anco perchè non più, come ne’ tempi precessi, decorosa la povertà e laureato l’aratro. E veramente tutta la scienza cremastica de’ Romani consistea nella conquista ; e Cicerone nel trattato della Repubblica, cercando il principio e la miglior forma di governo ed i principali elementi della vita de’ popoli , della economia non fa che un cenno incidente; e riguardo all’agricoltura gli parve, che il popolo derogasse alla propria dignità col farsi il doganiere dell’universo. Laonde Tiati per gli esorbitanti balzelli vide man mano le sue campagne o tratte al fisco od occupate da’ricchi, che così formavano sterminati possessi con lo spoglio de’ piccoli ; siccome avvenne in tutte le provincie, e da ciò i latifondi che perderono Italia.
 
 
IV. Tiati distrutto o abbandonato fu da Traiano rifatto , cui impose il suo nome di  Civitas Traiana  al di là del magnifico ponte, che questo imperatore innalzò sopra il Frentone nella via da lui restaurata. La quale opinione combina assai bene, perchè non è credibile che Tiati avesse il novello nome di  Civitas senz’altro aggiunto ; e se poi nelle scritture fu tralasciato, avvenne certamente per quell’uso di accorciare i nomi tanto comune ne’ bassi tempi : onde invece di Civitas Traiana si disse semplicemente  Civitas e gli abitanti Civitatenses, come dalla soscrizione de’ suoi vescovi è manifesto.
Il Catapano Bogiano negli anni 1017 a 1028 le ridonò politico ordinamento, e continuò ad esser detta Civitate; perchè città dovesse reputarsi a preferenza di Troia, Fiorentino, Dragonara ed altri minori castelli, che egli riedificava, regendo la Puglia a nome del greco imperatore Basilio II. Cospicua addivenne Civitate ; ed allorchè i Normanni conquistarono la Puglia, cui vollero largire governo federativo, nel congresso di Melfi fu data a Gualtieri, affinchè fosse capitale di quella regione che or dicesi Capitanata. E capitale della Capitanata si tenne ancora sotto Guglielmo II; contenendo grande parte di castelli, che or formano Capitanata e Molise
 
V. Dalla battaglia data da Leone X su’ campi di Civitate contro Roberto Guiscardo, si hanno notizie della Chiesa di Civitate. 
Leggesi in Ughelli, che nella sinodo provinciale del 1062 tenuta a Benevento dall’arcivescovo Uldarico eravi tra i congregati il vescovo di Civitate ; il quale a differenza degli altri si disse della santa sede civitatense, e a lui fu dato il primo posto. E in altre successive sinodi ritrovasi, che precedesse tutti i vescovi suffraganei di Benevento ; perciocchè egli avea nella Capitanata a feudi militari San Leucio e San Lorenzo, pe’ quali fugli debito d’inviare crociati sei cavalieri alla conquista di Terra Santa ; come altra volta Civitate stessa inviò a quella guerra settantadue cavalieri, e centottantuno militi.
 
VI. Manfredi a rialzare la distrutta Siponto volle, che gli abitatori di Civitate andassero a ripopolare quella, che disse Manfredonia. Pur vi rimase non tenue nerbo di gente ; ma la città stremata come era dovè vedere diminuita la prosperità sua, non ostante i guerrieri di Scanderberg novelli venuti dall’Albania , quando specialmente fu infeudata a Baordo Carafa di Napoli. Il duro imperio del novello signore, e le successive guerre segnarono la ruina di Civitate, ed abbandonaronla tutti i suoi abitanti ; i quali altrove stabilironsi, erigendo novelle case , monumenti novelli di pietà cittadina e nuovi altari. 
 
FRANCESCO DE AMBROSIO
 
Tratto da MEMORIE STORICHE DELLA CITTÀ DI  SAN SEVERO
di FRANCESCO DE AMBROSIO
Stabilimento Tipografico del cav. Gennaro de Angelis e figlio
Portamedina alla Pignasecca, 44 – Napoli – 1875 
 
Francesco De Ambrosio,  (1825- 1910).
Nato a San Severo nel 1825, si laureo in Legge e giovanissimo si diede alla Magistratura. Sostituto Procuratore Generale ad Aquila, fu poi Consigliere di Corte d’Appello a Potenza. Per meriti speciali fu insignito della Croce di San Maurizio e Lazzaro e di quella di Cavaliere dell’Ordine di Malta. Cultore di storia municipale, scrisse le Memorie Storiche della Città di San Severo, pubblicate a Napoli nel 1875, e la Storia della Capitanata, inedita.
Morì il 4.2.1910