La Banda Bianca e la Banda Rossa

Agli inizi dell'800, quando le bande musicali avevano cominciato a formarsi (la prima di tutte ad Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, nel 1812) e per alcuni decenni, fin quasi allo scadere del secolo, i musicanti andavano alle feste dei paesi in cambio soltanto di una mangiata e soprattutto di una bevuta. Allora viaggiavano a piedi, solo il maestro cavalcava un asino o un mulo, molti erano ragazzi dai dieci ai vent'anni. Suonavano ad orecchio, sulle partiture erano segnati numeri invece di note musicali ed il repertorio comprendeva solo marce e ballabili, come si nota ancora oggi in molte bande di paesi e paesetti dislocati nelle vallate dell'arco alpino e della Padania, dove questi piccoli corpi musicali che allietano le sagre paesane assumono poco più che uno spiccato e vivace carattere folkloristico e quasi mai rappresentano un fatto d'arte e di costume.

Concerto bandistico sanseverese la BANDA BIANCA diretta dal Maestro Sartori. 1906

Ma verso il 1880 le bande pugliesi cominciarono a suonare i brani più popolari del repertorio lirico, soprattutto verdiano: ormai quasi tutti conoscevano la musica, ma il numero dei musicanti era ancora insufficiente (al massimo trenta-trentacinque per banda), gli strumenti inadeguati. A Napoli e nelle grandi città dell'Italia centro-settentrionale (Roma, Firenze, Bologna, Milano) le bande civiche, derivate da quelle della Guardia Nazionale, avevano sessanta-settanta elementi ciascuna. A Roma, il 21 aprile del 1886, la banda comunale diretta dal maestro pugliese Alessandro Vessella si presentò in piazza San Silvestro all'inaugurazione del monumento al Metastasio, con ottanta suonatori divisi tecnicamente per ordini e con strumenti (i timpani, alcuni tipi di clarini, bassi, corni e fagotti) mai visti prima nei concerti di piazza. Fu, quello del maestro Vessella, il primo esempio di complesso bandistico moderno. A questo modello cominciarono ad adeguarsi le bande pugliesi, quelle di San Severo comprese, mentre nel vicino Abruzzo furoreggiava la banda di Pianella.
Particolare interessante e commovente nello stesso tempo era che i musicanti di queste bande -e lo si riscontra ancora oggi - erano in massima parte artigiani, calzolai, sarti, barbieri e falegnami. Contadini e artigiani, spesso analfabeti ed ignoranti, impararono dalle bande le romanze più popolari del repertorio melodrammatico italiano e straniero. Non conoscevano i versi. Potevano imparare solo i motivi, che ripetevano a memoria, rispettando le più sottili sfumature.

Concerto bandistico sanseverese la BANDA ROSSA diretta dal Maestro Sorrentino. 1892

In tale contesto sorgono e si affermano i due complessi bandistici sanseveresi: LA BANDA BIANCA e LA BANDA ROSSA, ma non come espressioni autonome, volute cioè dalla base popolare come è avvenuto e avviene tuttora in altri centri pugliesi, ma come strumenti della lotta politica, come elementi catalizzatori delle aspre campagne elettorali fra Bianchi e Rossi, e che facevano capo alle famiglie Masselli e Fraccacreta, sia che si alternassero al potere e al governo della città o che mandassero al Parlamento nazionale i rispettivi rappresentanti.
I Bianchi cioè i fautori della famiglia Masselli, venivano chiamati anche piedi tondi, quelli della famiglia Fraccacreta, cioè i Rossi, unghie lunghe. Probabilmente i primi perché potevano contare sulla più stabile e solida posizione economica dei Masselli, che difficilmente negavano favori ai loro supporters, mentre i seguaci dei Fraccacreta, rappresentanti di una borghesia più colta, erano coloro che, proprio perché unghie lunghe, nella fantasia popolare, sempre così bizzarra ed imprevedibile, erano considerati come degli arrampicatori sociali, sostenitori più graffianti ed incisivi nella lotta per sostituirsi allo strapotere economico dei Masselli. Tuttavia non è che fra i due schieramenti cittadini ci fosse un gran divario di indirizzi e di istanze politiche, al contrario essi rappresentavano, purtroppo, solo due fazioni pressoché incolte e, su questo piano, facili strumenti della lotta politica, che di quest'ultima aveva soltanto il nome, identificandosi esclusivamente in quel fenomeno di malcostume che ancora resiste nel nostro paese, e che va sotto il nome di clientelismo.
Grandi proprietari terrieri, specie i Masselli, ambivano più che a far soldi - ché anzi ne hanno sempre profusi a piene mani - a conservare il loro potere economico, mirando soprattutto a conquistare posizioni di prestigio nei confronti delle altre famiglie che contavano nel contesto cittadino, disinteressandosi spesso, specie nei lunghi periodi che usavano trascorrere di preferenza a Napoli, dell'andamento delle loro numerose ed estesissime masserie affidate non di rado a fattori poco scrupolosi e a volte disonesti che pensavano a fare la fortuna loro e dei loro figli. In questo orizzonte limitato della borghesia agraria sanseverese e meridionale in genere si muovevano anche le classi politiche che, lungi dall'avere una visione ampia e di largo respiro dei problemi economici, politici e sociali delle rispettive popolazioni, si limitavano ad essere i portavoce paternalistici di piccoli e ristretti interessi locali.
Gonfalone d'Onore offerto dalla Città di Alessandria alla Banda Bianca nel 1893Nel 1858 muore Nicola Tondi ai solenni funerali partecipa Michele Masselli e fa una delle sue prime apparizioni in pubblico la Società Banda Bianca che,solo negli anni 1892-93, raggiungerà, sotto la direzione del maestro Giuseppe Sparano, quella efficienza e quella notorietà che la porteranno alla conquista di uno dei suoi primi significativi successi, quello riportato il 10 giugno 1893 ad Alessandria: Primo Premio, Medaglia d'Oro e Gonfalone d'Onore offerto dalla cittadina piemontese accompagnato da una pergamena che dice testualmente:
NELLA MEMORABILE SERA DEL 10 GIUGNO 1893 LA CITTADINANZA ALESSANDRINA PROTESTANDO CON IMPONENTE DIMOSTRAZIONE CONTRO UNO SFREGIO FATTO ALLA PROPRIA DIGNITA' ACCLAMAVA CON ENTUSIASTICO AFFETTO LA VALENTE BANDA MUSICALE BIANCA DI SAN SEVERO DELLE PUGLIE ALLA QUALE OFFERIVA PER PUBBLICA SOTTOSCRIZIONE UN GONFALONE D'ONORE - Alessandria, luglio 1893.

Il Gonfalone offerto alla Banda Rossa dalla Città di GenovaIntanto sull'altro fronte, un anno prima, esattamente nel 1892, la BANDA ROSSA (Banda Filantropica di San Severo) conquistava a Genova, sotto la guida di un altro grande direttore, l'indimenticato maestro Sorrentino, nel Concorso Nazionale per Bande Musicali di Categoria A il Primo Premio di Secondo Grado con Medaglia d'Oro e Gonfalone offerto dalla città di Genova. L'accesa rivalità fra i due concerti musicali cittadini era cominciata, quando giunse in città la notizia della strabiliante affermazione della Banda Bianca a Milano, in due dei tantissimi telegrammi di plauso e di felicitazioni indirizzati al maestro Santori e a Giandomenico Masselli si leggono queste significative ed emblematiche espressioni della rivalità di cui si è detto: Rivendicato altamente Genova (chiaro riferimento alla precedente affermazione genovese della Banda Rossa nel 1892) e Ormai null'altro potranno opporci nostri avversari (i Rossi, fautori dei Fraccacreta).
Ancora più significativo per comprendere la passione che rasentava il fanatismo e sfociava, fors'anche nel trasformismo politico, certamente nel settarismo più gretto di quei tempi, è questo breve pezzo di cronaca apparso sul n. 20, settembre 1906 del settimanale foggiano IL RANDELLO; dice testualmente:
Facendo seguito alla corrispondenza della settimana passata debbo aggiungere in riguardo alla Banda Bianca che domenica, reduce da Milano, essa giunse tra noi festeggiatissima ed al corteo che andò a riceverla alla stazione, prese parte la nostra numerosa Lega dei contadini, quella degli spazzini con le loro bandiere e la squillante fanfara. Molti dei nostri avversari hanno goduto, e crediamo giustamente, per la nostra partecipazione alla festa che non si restringeva in giubilo di partito; ma era festa di popolo che accoglieva trionfalmente i suoi concittadini che si erano fatto onore alla terra di Lombardia; parecchi invece lividi ed irosi ci guardarono in cagnesco (e sono gli avversari dei bianchi) perché credevano che le nostre organizzazioni dipendessero indirettamente da loro. Ma la vogliono capire che noi siamo unicamente socialisti? I nostri migliori compagni hanno approvato il nostro modo di agire, ci hanno affermato che era quella l'occasione per dimostrarsi indipendenti, per far comprendere che noi non serbiamo odio a chicchesia e che se l'idea politica ci divide nell'aspra lotta della vita, ci affratella quell'arte che è palpito santo e soave poesia.

Era logico che, assumendo le bande anche questa funzione, i loro mecenati per accontentare la piazza pensassero a rinforzare i loro organici ingaggiando sul mercato maestri e solisti di spicco.
Alla direzione della Banda Bianca fu chiamato, in vista della grande prova, il giovane talento musicale Luigi Santori da Massafra in provincia di Taranto, allievo prediletto del maestro Camillo De Nardis e ai nomi già noti di Giovanni Cerasoli, Vincenzo De Renzis, Luigi Venditti, Daniele Di Donato e tanti altri ottimi esecutori concittadini vennero affiancati quelli di affermati solisti della regione, del Napoletano e del vicino Abruzzo, ma soprattutto diplomati del Conservatorio di San Pietro a Maiella di Napoli, quali Ernesto Carpio, Romolo Castelmonte, Salvatore Cappabianca, Giuseppe Brandolini ed altri. Capobanda Angelo Colaneri. Intanto, mentre Roma viveva i primi decenni di sonnacchiosa e provinciale capitale del nuovo Stato unitario (contava poco più di mezzo milione di abitanti) Milano si apriva, industre e compatta, alla sua vocazione e al suo respiro di metropoli europea, inaugurando l'Esposizione Internazionale del 1906 per celebrare l'apertura del traforo del Sempione. Nell'ambito di quelle manifestazioni trova posto il grande concorso internazionale e nazionale di musiche bandistiche al quale partecipa la Banda Bianca rinnovata nella direzione e rinforzata nell'organico che assommava a ben sessantacinque elementi.
Raramente, forse mai, un concerto bandistico ha conseguito in una sola volta tanti allori e riconoscimenti come la BANDA BIANCA in quelle prime giornate di settembre all'Esposizione di Milano. Il concorso si divideva in tre sezioni: concorso di esecuzione, concorso di lettura a prima vista e concorso d'onore.
A turno la Banda Bianca eliminò la Banda municipale di Arezzo e quella Risorgimento di Sampierdarena e, nella finalissima, lasciò al palo la pur brava municipale di Cremona, conquistando la Medaglia d'Oro del Comune di Milano, due medaglie vermeil e la ricchissima ed ambita Coppa d'Oro messa in palio dalla nota Casa Editrice Musicale Ricordi di Milano.

Coppa d'Onore

Nondimeno, in quegli stessi anni, alla vigilia del primo grande conflitto mondiale, la Banda Rossa andava riscuotendo entusiastici successi in una tournée nei lontani Stati Uniti d'America, ma quando questa si concluse solo pochissimi suoi componenti rientrarono a San Severo, tutti gli altri (era il tempo della massiccia emigrazione nelle due Americhe) preferirono rimanere e stabilirsi nel nuovo continente.
Anche la Banda Bianca, quella che all'Esposizione si era classificata primissima fra le prime, si avviava verso un malinconico tramonto, seguendo in parte il declino della famiglia Masselli. Finiva così un grande capitolo della tradizione musicale di San Severo che, soprattutto nella Banda Bianca, nel suo leggendario maestro e nei suoi prestigiosi esecutori aveva scoperto i suoi idoli ed il suo mito. Da un capo all'altro della lunga e assottigliata Puglia era tutto un fiorire ed un intreccio di complessi bandistici altrettanto rinomati e valorosi; val la pena di ricordare gli antichi concerti bandistici di Acquaviva delle Fonti, di Gioia del Colle e di Squinzano che portano ancora oggi per contrade e città l'eco mai spenta di una intramontabile passione e di una luminosa tradizione.

Medaglia d'oro

Siamo ormai nel primo dopoguerra e all'orizzonte politico e sociale di San Severo si affacciano nuovi e più pressanti problemi. Dopo aver profuso per anni e anni impegno ed ingenti mezzi finanziari per sostenere da solo la Banda Bianca, Don Giandomenico, stanco e probabilmente nauseato del suo entourage nel quale si mescolavano, quando non ne rappresentavano addirittura le punte esagitate nella esaltazione servile e gratuita, galoppini elettorali ed elementi folkloristici del tipico sottoproletariato locale, Don Giandomenico, dicevamo, pensa di sensibilizzare e responsabilizzare, ma con scarsissimi risultati, l'intera comunità cittadina, lui che alla Banda Bianca aveva dato tutto, e non solo per scopi politici ed elettorali, ma per soddisfare anche una sua intima e sconfinata passione per l'arte musicale, passione che aveva coinvolto un'intera città e che, in definitiva, era tornata a vanto e prestigio di San Severo. Ne esce deluso e sfiduciato e per la Banda Bianca è davvero la fine.

Non si può fare a meno di insistere ancora sull'intima funzione educativa che la banda ha assolto fino ad oggi: quella di portare le masse popolari a contatto con la musica di autori che era possibile ascoltare solo nelle sale da concerto e nei grandi teatri delle città più importanti, in un'epoca in cui i mass-media (mezzi di comunicazione di massa, come il cinema, la radio e la televisione) erano di là da venire. Sotto questo profilo sentiamo di avere un debito di affetto e di gratitudine verso la banda. Ancora oggi, a tanta distanza di anni, quando capita di riascoltare le note dell'Incompiuta di Schubert, della V Sinfonia di Beethoven, della Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Dvorak, dei Quadri di un'esposizione di Mussorgskij o de La Grande Pasqua Russa di Riniskij-Korsakov, è quasi impossibile non riandare con la memoria al primo esaltante impatto con la musica di autori tanto celebri avvenuto proprio nelle piazze, ascoltando la banda nel nome del maestro Filippo Petrera che, oriundo di Gioia del Colle, ancora giovanissimo, ai primi anni della sua attività sartoriale a San Severo iniziata nel 1902, era fiero di ricordare di aver tagliato ed impostato nella sartoria dei fratelli Pelosi le nuove fiammanti uniformi della Banda Bianca che si accingeva ad affrontare il grande concorso di Milano. 

RAFFAELE PETRERA
DESIO CRISTALLI
Roma, maggio 1977


Banda Bianca a Milano 1906

Ha un nome nella storia dell'arte musicale della Provincia; ha splendide tradizioni di successi e di trionfi in questa o in quella parte d'Italia; - nei paesi e nelle città, nei centri popolosi della Puglia industre o nei ridenti borghi del Napolitano, della Campania e degli Abbruzzi - ovunque ha sparso, fuggevolmente, tra il fragore della festa e l'entusiasmo schietto del popolo, il tesoro e la dolcezza delle sue armonie; ovunque ha disseminato, come in solchi luminosi, il ricordo delle vittorie del genio musicale italiano e straniero, incarnato nella esatta interpretazione dei capolavori dell'arte moderna.
Poiché, non è vano il dirlo, la Banda Bianca s'è trasformata, rinsanguata, ringiovanita in un soffio fecondo di arte fresca e moderna, fin da quando il maestro LUIGI SANTORI ha saputo trasfondere in essa l'ardore e la passione della sua giovane anima d'artista educandola non solo alla interpetrazione perfetta del testo musicale, ma a saper intuire ed esprimere l'idea, a comprendere il fascino della ispirazione, che palpita e vive nel complesso lirico delle note.
Se, da una parte, la Banda Bianca ha con sé la dovizia dei mezzi, perché nulla manchi nella tecnica esteriore, e sia completata e perfetta la compagine musicale, dal più severo punto di vista sinfonico - e ciò grazie al mecenatismo geniale della illustre Famiglia Masselli, propizia e sollecita sempre ai trionfi della carità e dell'arte - dall'altra essa corrisponde a tutte le esigenze richieste, perché un Concerto musicale possa rendersi davvero esecutore ed interprete delle grandi opere, che rappresentano, per dir così, l'anima e la gran voce del mondo musicale moderno, sia per la potenza della concezione artistica, sia per la forza soggettiva e la squisita fattura melodica della espressione e rappresentazione dell'Idea. Il maestro Santori, fondendo i vecchi elementi della Banda Bianca ed assimilandoli nel crogiuolo dei suoi criteri di arte, attinti nella disamina e nella comprensione e nello studio dei più valorosi testi e nella più severa pratica d'insegnamento, ha dato a Sansevero ed all'Italia un concerto, che, per dolcezza di espressione per mirabile omogeneità di accordi e naturalezza di contenuto melodico, gareggia con quelli più celebri delle grandi città italiane e straniere.
Né è esagerazione la nostra o personale soggettività di giudizio, quando unanime la stampa si è affermata nella lode e nell'apoteosi della Banda Bianca, e, caldo e schietto, l'entusiasmo del pubblico s'è manifestato nella foga degli applausi, riproducentisi poi nelle manifestazioni di stima al prof. Santori, raccolte dalla critica artistica dei più autorevoli giornali d'Italia.
Prima Sansevero - città, ove predominano le forme addirittura passionali per culto alla Banda, ed ove è nel sangue l'ardore e il buon gusto per la musica - prima Sansevero si rese interprete dell'opera di sapiente e geniale trasformazione operata dal prof. Luigi Santori nella Banda Bianca, e più volte gli diede battesimo di pubblica incancellabile stima; e poscia essa continuò nella gamma ascendentale dei trionfi, e conquistò subito, con la maha suggestiva dell'arte, il più eletto ed incontentabile pubblico dei grandi centri, e ogni anno raccolse allori al Gambrinus, in Napoli - la dolce città, alla cui infinita bellezza di cielo e di mare risponde unisona l'anima poetica e musicale del popolo, che si effonde nelle magie delle note e del canto, dalle festose canzoni di Piedigrotta alle classiche tradizioni dell'arte.
Ma spettava alla Banda Bianca unica nelle provincie del mezzogiorno d'Italia - l'onore di assicurare alla nostra ferace terra di Puglia il primato artistico nell'arte divina dei suoni, e cogliere l'alloro della gloria, col verdetto irrefutabile della sua superiorità e del suo vanto, di fronte a tutti gli altri concerti bandistici del regno.
Il settembre del 1906 segna per Sansevero la data d'un indimenticabile trionfo di arte, e d'un avvenimento, che accresce il lustro del suo nome, e andrà conservato nella storia delle sue più nobili tradizioni. All'Esposizione Internazionale di Milano, la Banda Bianca, nel solenne concorso bandito fra i concerti nazionali e stranieri, e da apposita Commissione prescelta fra i più illustri Maestri d'Italia, veniva dichiarata primissima fra le prime, e veniva ad essa conferito: 
1° IL GRAN PREMIO D'ONORE consistente in una ricca coppa d'oro (dono della ditta Ricordi & C.) medaglia d'oro e Lire 1.500;
2° GRANDE MEDAGLIA D'ORO (dono del Comune di Milano, nel concorso di esecuzione;
3° MEDAGLIA D'ORO come premio di direzione;
4° MEDAGLIA VERMEIL nel concorso di lettura a vista.

La Banda Bianca si offriva spontanea, sicura di sè e nella coscienza del suo valore, al giudizio critico di tutto il mondo artistico, e raggiungeva l'apogeo della gloria.
Che altro dobbiamo aggiungere? Onore a Giandomenico Masselli, alle cui nobili iniziative ed ai cui sacrifizi di Mecenate illustre è dovuta l'esistenza di questo Concerto, che dà a Sansevero ed al nostro Mezzogiorno, la gloria e la fama dell'arte; onore a Luigi Santori, che ha saputo assurgere, con l'animo aperto ai più ricchi ideali della poesia e della musica, alla perfezione interpretativa del genio; onore ai valorosi componenti la Banda Bianca, votati così genialmente allo studio ed al fascino delle note e dei suoni!

* * *

Ora è dovere di patria, è santo obbligo di cittadino, che conserva il culto delle nobili tradizioni della terra nativa, trasmetterle come retaggio di gloria e d'incitamento e scuola di virtù pei futuri, perché da essa attingano il fuoco sacro, a custodia dei migliori destini del proprio paese. Ed ecco lo scopo di questo Numero Unico.
Raccogliere l'eco del trionfo di Milano, e fermarla, per dir così, non solamente nel fugare entusiasmo del momento, ma nei ferrei tipi, destinati a riprodurre in segni visibili l'umano pensiero, affinché sia tramandata ai posteri, e accresca il patrimonio dei grandiosi ricordi, che van congiunti alla storia di Sansevero.
Il verdetto solenne della Giuria - i giudizi dei critici illustri - l'entusiasmo del popolo - la riconoscenza della città nostra per Giandomenico Masselli e per Luigi Santori - le festose accoglienze ricevute dalla Banda Bianca - le opinioni, le impressioni, le note riprodotte dai giornali d'Italia, a giusta apoteosi del nostro Concerto Bandistico - gli articoli di arte e gl'inni di lode: tutto abbiamo cercato di scegliere, di ordinare, di riassumere, per formare un organismo unico, che formi il piedistallo e la base più sicura, sulla quale riposi la meritata fama della Banda Bianca.
E' forse vanagloria la nostra? No: è orgoglio sincero di patria, che ci spinge a serbare, come culto di stima e di,affetto, la brama di render duraturo tutto ciò che si addice al lustro della terra nativa.
I nepoti che un giorno leggeranno queste pagine, sentiranno, certamente commossi, tra le frettolose note giornalistiche o la retorica dell'entusiasmo, sia pure espresso in comuni parole di plauso, sentiranno vibrare l'anima della patria, suscitarsi nel cuore più vivo, più profondo l'affetto alla terra natia, alimentato dalle radiose visioni di gloria del passato.
Ed anche in mezzo ai più vasti ideali di civiltà e di progresso, quando, forse più acuite ma più umane saranno le battaglie, per l'avvenire, essi serberanno un ricordo di compiacimento e di amore per noi, che, in mezzo alle fastidiose lotte del giorno, pur vagheggiammo e seguimmo questa luminosa corrente di arte!
E se così sarà, possiamo dire fin da ora espresso e raggiunto lo scopo di questa pubblicazione.

p. t.
Sansevero, 1 Gennaio 1907.



Giandomenico MasselliNon ha bisogno di presentazione - Giandomenico Masselli è un tipo che ha del popolare -. 
Dalla maniera franca e leale, generoso e gentile - senza restrizioni, né sottintesi egli è accessibile a tutti, come suol dirsi, e del milionario non ha né i modi, né le tradizioni di pompa, di fastigio o di riservatezza. Arguto e geniale nelle conversazioni, familiare nei modi, spassionato nel giudizio di uomini e cose, inflessibile nei suoi principi, che sostiene e difende con calore di convinzione e di parole - vi attira a prima vista, e addiviene, anche per coloro che non lo conoscono o lo giudicano con la solita diffidenza, addiviene simpatico, e suggestiona e si fa voler bene. Ha una vivacità tutta propria nel dire e nell'operare, e duttilità d'ingegno e di fibra, per quanto onestà di coscienza e integrità di carattere - L'addimostra specialmente nelle sue molteplici ed ampie relazioni sociali. Egli è sempre per tutti e con tutti, accontenta tutti, trova tempo per tutti. Nello stesso giorno, nella stessa ora, nello stesso momento, si può dire, tratta gli affari più disparati e diversi; discorre saltuariamente di amministrazione, di politica, di arte, di Banda Bianca, di religione e di affari privati, e, tra un soggetto e l'altro, non si dimentica del favore all'amico, dell'obolo segreto, dei piccoli innumeri soccorsi, non rifiutati giammai dal suo animo, dalla sua borsa.
Un milionario della sua età, del suo ingegno, con una famiglia che adora e dalla quale viene adorato - la moglie, un fiore di gentilezza muliebre e di soavità veramente cristiana, e quattro bimbi a cui ride l'avvenire e la vita nella grazia del volto e nel lustro delle dovizie e del linguaggio -un milionario come lui si rifuggerebbe in un cantuccio di delizie a godersi i giorni, o si getterebbe nel vortice tumultuoso dei viaggi e delle capitali, e libare fino all'ultima goccia la tazza dei piaceri e delle soddisfazioni mondane. Egli invece resta qui, nella sua Sansevero che lo vide nascere, che egli ama, e subisce e sopporta tutte le noie destinate ai ricchi, come a coloro verso i quali convergono e dai quali s'irradiano le diverse correnti della vita. E sembra assuefatto all'ambiente, e non s'accascia giammai, e non si sfibra e non si avvilisce, né s'impazienta, al contatto multiforme, proteiforme, insistente dei vani rami della socialità.
E dovunque egli vada, con chiunque egli attraversi, o pensieroso, o ilare, le vie della città, egli è seguito con occhio d'amore, egli è salutato con sincerità, con espansione, con simpatia: egli è additato e chiamato affettuosamente genialmente col solo nome: Don Giandomenico, come a significazione di tenerezza e di plauso popolare.

E' nato a Sansevero il 24 agosto 1869: fece un corso regolare di studi, conseguì il 13 luglio 1892 alla R. Università di Napoli con pieni voti legali la laurea di Dottore in Giurisprudenza. Ma i codici son rimasti come ornamento nello studio, ed egli ha creduto, per la sua posizione sociale e per consentaneità della sua tempra squisita di uomo nel vero e nobile significato della parola, ha creduto più utile attingere alle leggi dell'umanità, ispirarsi alla dottrina evangelica, dedicarsi allo studio delle miserie sociali, e contribuire con l'opera sua diretta di ricco filantropo a lenirne le conseguenze e le stridenti irreparabili anomalie.
Con suo fratello l'on. Antonio Masselli, Deputato del Collegio di Sansevero, concorre con mezzi ingenti alla creazione dell'ospedale Teresa Masselli-Mascia - che s'intitola dal nome della nonna, angelo vero di carità, e tipo di familiari virtù - e riuscirà davvero tipico e monumentale, perché rispondente a tutte le esigenze più moderne della scienza curativa e dell'igiene. E' Presidente di parecchie Congregazioni ed è l'anima di qualsiasi festa, di qualsiasi Comitato di beneficenza, di qualsiasi mezzo, che riesca di utile e di decoro, come manifestazione della nobiltà e della gentilezza di cuore della sua città natia.
A lui la Banda Bianca deve oggi l'organismo, la vita. Egli dallo zio Michele Masselli -gentiluomo autentico, che ha nobiltà di sentire - ha voluto questa gloria di mecenatismo per una istituzione, che forma il vanto e l'orgoglio di Sansevero.
Questa passione per Farte, è un altro lato meritevole ed apprezzabile della magnanimità e della gentilezza squisita dell'animo di Giandomenico Masselli.
Egli seguitò con vero intelletto d'amore i trionfi della Banda Bianca; ha coadiuvato il maestro Luigi Santori nell'opera sua di rinnovamento e di trasformazione; ha concorso con dovizia di mezzi e con sacrifizio ingente di danari e sforzi mirabili, di attività e di energie, a rendere evidenza e realtà un'affermazione splendida e solenne della Banda Bianca dirimpetto a tutto il mondo artistico e civile.
Giandomenico Masselli non ama l'arte e la musica per capriccio di ricco, o svago fugace alle noie della quotidiana esistenza: in lui è l'entusiasmo che opera, è la genialità del sentimento, che si effonde nella prodigalità dei mezzi pel raggiungimento del fine - è la passione, nel significato alto e suggestivo del concetto e della parola.
Come Sansevero è, oggi, con lui e per lui in questo radioso sogno dà arte, raggiunto col trionfo di Milano - così gli saranno un giorno riconoscenti i venturi, che, anche quando l'ala del tempo cancellerà le tracce della gioia e delle ovazioni presenti, leggeranno, orgogliosi, il nome della loro città scolpita a caratteri d'oro nelle pagine della storia dell'arte musicale italiana.
Onore a Lui - e sia dato, da queste pagine, ripetere ancora una volta con sincerità d'intenti, il grido della vittoria e l'espressione del giubilo d'un popolo.

p.t.

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LUIGI SANTORI maestro della Banda BiancaHa la coscienza dell'artista, e la volontà dei forti. Luigi Santori nato a Massafra, il 27 giugno 1875, ha l'anima esuberante di vita, da meridionale e da pugliese vero sangue.
Il bel cielo della terra natia dagli indimenticabili tramonti d'opale, e il ferace rigoglio dei campi, dall'ampia e vergine vita di lavoro, prelusero certamente, quasi occulti collaboratori, ai suoi sconfinati orizzonti di arte, e suscitarono, nello svolgimento della psiche, le parvenze ideali rispondenti al ritmo armonico della gran musica dell'universo. Adulto, attinse dagli studii le tradizioni della civilità peuccta e japigia, parlante da ogni smossa zolla di questa nostra Puglia feconda, e inseguì i fantasmi della giovinezza e della gloria nelle disposizioni felici dell'indole al culto del bello, alla poesia vivente della natura. Il fondo era propizio: vi era la serietà dello studioso, e l'intuito e l'originalità dell'artista. Fu vocazione e passione la sua, e prescelse l'insegnamento dei numeri divini, attraverso i quali palpita l'anima universale della vita e del mondo. Studiò al Conservatorio di San Pietro a Maiella, in Napoli, alunno prediletto dell'illustre maestro De Nardis, e conseguì il diploma di Direttore di orchestra. S'insignì, dunque, della veste ufficiale, diciam così, che gli permetteva il transito sulla via dei trionfi o delle sconfitte. L'avvenire era suo; ma la sanzione del diploma sarebbe valsa a nulla se con l'operosità, con gli studi, con l'educazione non avesse definiti in forme concrete i tipi ideali della sua mente, e le suggestive visioni del bello, parlante all'anima soggiogata nella dolcezza e nel murmure delle note. E incominciò il faticoso pellegrinaggio dell'arte. Dapprima ad Amalfi - la terra degli incanti, dalla divina costiera, ove aleggiano ancora i dolci versi del Tasso, e, tra le fragranze degli aranci e i palpiti del mare, si perpetua l'inrio giocondo della natura - ad Amalfi impresse orme durature del suo ingegno musicale, e formò un corpo bandistico rinomato. Era alle sue prime armi, ed egli spastoiandosi dai vecchi sistemi, si sforzava a crearsi un indirizzo proprio, che rispondesse alle esigenze dell'arte musicale moderna, ed acquistasse quel carattere di originalità, valevole ad imprimere all'assieme bandistico un determinato carattere.
Poi ad Orsogna - colta e intellettuale città dell'Abruzzo chietino - diè prove anche della sua intelligenza e del suo valore, e rinnovò e trasformò quel concerto cittadino, e gli assicurò fama ed onori, suscitando dovunque plausi ed ammirazione; si che accrebbe la sua fama di valente direttore d'orchestra, non per la semplice aridità dell'impeccabile forma esteriore d'esecuzione, ma per la calda ed immaginosa fusione interpretativa, pel soffio di arte che animavano i suoni, nella rappresentazione musicale. Egli aveva acquistato questo dono -pregio supremo d'un maestro -sapeva comunicarsi ai suoi discepoli. Non si faceva intendere semplicemente, ma dalla sua bacchetta irradiava la scintilla dell'entusiasmo e la vibrazione del soggetto. E, nel contempo, in questo lavoro minuzioso di insegnamento e di didattica bandistica, egli non inaridiva le vergini forze del suo ingegno, né soffocava gl'impeti delle ispirazioni musicali, ma cedeva sovente agl'inviti dell'arte e trasfondeva nelle note le visioni che gli carezzavano l'anima.
Di lui abbiamo - oltre ad uno straordinario numero di composizioni per banda e molte altre per orchestra, per canto e per pianoforte - una Sinfonia, dal titolo: I primi albori per grande orchestra; un'ave maria dolcissima per pianoforte e canto; diverse scene drammatiche per orchestra e canto e diversi quartetti di stile classico per strumenti a corda - nonché minuetti, gavotte e non poche romanze, per canto e pianoforte - tutti freschi zampilli di acqua iridiscenti alla gloria del sole, e che attingono alla superba fonte dell'arte.
Egli, quindi, aveva dato il suo nome all'arte, e come Maestro e come Compositore, quando fu prescelto a dirigere la Banda Bianca di Sansevero.
Era uno dei concerti più importanti della Provincia, come storia e come tradizioni. Parecchi maestri di buona fama avevano contribuito alla sua organizzazione. Si sentiva la necessità di fonderla al crogiolo di criterii più moderni di arte e di tecnica bandistica: rintallire sul ceppo vecchio virgulti più giovani e freschi, destinati come ad una potente rinnovazione di sé stessa. Questa doveva esser l'opera di Luigi Santori.
Vi riuscì?
La risposta è nel trionfo riportato all'Esposizione internazionale di Milano.
Meridionale di anima - come si è detto - entusiasta per attività di convinzioni e di idee, Luigi Santori, è tedesco di fibra. La pastosità latina della tempra, che assimila, con facilità d'intuito, le vibrazioni del genio e le rende proprie, e le amalgama nell'unità della ispirazione musicale, è corretta dal predominio della sua volontà di studioso. Egli non crea solamente le note, come nei volteggiamenti lirici delle folate musicali, ma le pensa e le coordina al soggetto. Con tali criteri -che son norma di maestro - diè al suo corpo musicale la perfezione.
Non ha solamente trasformata la Banda Bianca: l'ha riorganizzata sulle basi dei moderni intendimenti bandistici - come, a suo riguardo, giustamente s'è espressa un'autorevole rivista di critica musicale. A parte gli a solo di cornette, e i vieti con-certi di appariscenza di questo e quell'altro strumento musicale, egli ha dato alla Banda Bianca quella ripartizione d'indirizzo, che è metodo del Maestro Vessella del Concerto Comunale di Roma, sia per la spiccata distinzione delle varie categorie strumentali sia per la unità del repertorio bandistico.
Da questo punto di vista, e dall'altro della fusione di accordi e dolcezza di esecuzione la Banda Bianca ha ricevuta dal maestro Santori una intonazione diciam così, nel suo pieno significato tecnico - una intonazione tutta propria, che la rende unica nelle province del Mezzogiorno d'Italia, e l'ha fatta riconoscere primissima in un concorso internazionale di così grande importanza, come quello del Settembre scorso all'Esposizione di Milano.
Così il maestro Luigi Santori ha creata a sé ed alla Banda Bianca di Sansevero una fama duratura che è frutto dei suoi studi, dei suoi sapienti criteri di arte e del suo genio musicale.
Dal suo viso bonario e simpatico traspira la modestia e la forte volontà per gl'ideali di grandezza e di gloria: è giovane, ha la fibra robusta, e il lampo audace del genio.
L'avvenire è suo, e non vi è d'uopo di altro augurio.

p. t.

* * *

CONCERTO MUSICALE «BANDA BIANCA» DI SAN SEVERO
VINCITRICE DEL PRIMISSIMO PREMIO
AL CONCORSO INTERNAZIONALE Dl MILANO (del 1906)

MAESTRO: Cav. LUIGI SANTORI di Massafra. Fu allievo prediletto del Maestro Camillo De Nardis (morto a 93 anni in Orsogna, sua città natale), compositore di chiara fama (autore delle « Scene Abruzzesi », sinfonia del 1911). Il De Nardis fu inoltre insegnante di armonia e contrappunto al Conservatorio napoletano di San Pietro a Maiella.
PRESIDENTE (e mecenate): GIANDOMENICO MASSELLI.

LEGNI (strumentini)

DI FONSO ACHILLE di Pescaralflauto in Do ed ottavino) - TORELLI BATTISTA di San Nicandro Garganico (flauto in Do ed ottavino) - BASELICE VINCENZO di Laurenzana (Potenza) (1' oboe) -SANTANGELO MICHELE di San Severo (2' Oboe) - CARUSO CIRO di San Nicandro Garganico (piccolo in La/b, sestino) - MAFFEI MICHELE dì Foggia (piccolo in Mi/b, quartino).

CLARINETTI IN Si/b 

PRIMI CLARINETTI:
CARPIO ERNESTO di Frattamaggiore (Napoli) (solista). Quando andò via da San Severo, fondò a Napoli la « Scuola dei clarinetti napoletani ». Si esibì al « San Carlo » unitamente al Maestro Picone,'del conservatorio « San Pietro a Maiella » di Napoli - D'ALFONSO TEODORO di Torre Annunziata (Napoli) - PERROTTI RAFFAELE di San Severo
- SALOMONE ATTILIO di Napoli - IAVARONE RICCARDO di Andria - IGLIO ILICIO di Napoli.

SECONDI CLARINETTI:

D'ANTONIO ANTONIO di Loreto Aprutino - SARROCCO MICHELE di Torremaggiore - PALADINO UMBERTO di Marzano (Napoli) - MARCHIANO ETTORE di Napoli
- GIUGLIANO GIOVANNI di Giugliano (Napoli) - DI LUZIO FAUSTINO di San Severo.

SAXOFONI

Soprano: PALOMBINO FRANCESCO di San Severo - Contralto: D'ANTUONO MICHELE di San Nicandro Garganico (unico superstite, fino alla primavera del 1976, della famosa Banda. Saxofono contralto di ottima levatura, elemento di spicco del complesso bandistico, come più volte affermò lo stesso Maestro Santori. Ha fornito gran parte delle informazioni per la ricostruzione dell'attività della « Banda Bianca » e le foto di 70 anni fa.) - Tenore: DE CAROLIS FERDINANDO di Pianella - Baritono: PALLOTTA ANGELOMARIA di San Severo (padre di Pallotta Benedetto) - Basso: NAPOLITANO ODDONE di Teramo - Contrabbasso (ad ancia): PEZZI VINCENZO di San Severo, definito da Toscanini, in America, « il miglior fagotto del mondo».

CLARINETTI BASSI

1° Clarone in Mi/b: LA ROCCA AGOSTINO di Napoli - 2° Clarone: CARITA' FRANCESCO di San Severo - 1° Clarone in Si/b: GUGLIELMI LUDOVICO di Troia (Foggia) - 2° Clarone: TAMALIO VINCENZO di Lucera (padre di Tamalio Luigi).

OTTONI (SQUILLANTI)

Tromba in Si/b: CASSONE FELICE (solista) di Torremaggiore - Tromba in Si/b: DI MATTEO LUIGI di Teramo - Tromba in Mi/b: CASTELMONTE ROMOLO di Napoli. Poi divenuto direttore d'orchestra; operò in tale veste anche a San Severo. Debuttò con lui, come tenore, Umberto Russidi San Severo - Tromba in Mi/b: SAVINO LUIGI di San Severo - Tromba bassa in Si/b: BOSELLI PIERO di Roma. Nipote del Presidente del Consiglio dei Ministri (dal 1905 al 1907), On. Boselli - Tromba bassa in Si/b: DURAZZI LUIGI di San Severo.

CORNI IN MI/b

BRANDOLINI GIUSEPPE di Napoli - CERASOLI ALFREDO di San Severo (figlio di Cerasoli Giovanni) - FEDELE ROCCO di San Severo - PALLOTTA BENEDETTO di San Severo.

TROMBONI IN SI/b

DE MAGISTRIS PASQUALE di San Severo - PALOMBINO ANTONIO di San Severo -GIOVANNELLI ARTURO di San Severo - Trombone basso: PALUMBO FRANCESCO di San Severo.

FLICORNI

Flicornino in Mi/b: DI MUZIO GIAMBATTISTA di Ascoli Satriano - Sopra-no in SI/b: CAPPABIANCA SALVATORE (solista) di Andria - Soprano in Si/b: DE RENZIS VINCENZO (Capo Banda Amministrativo di Pretoro (Abruzzi) - Flicorno contralto: PRINCIPE ANGELO di Monte Sant'Angelo - MELCHIONDA PAOLO di San Nicandro Garganico - DE MATTEIS ALBERTO di San Severo - PALOMBI-NO GIUSEPPE di San Severo (cugino di Francesco e nipote di Giovanni - TAMALIO LUIGI di Lucera - Flicorno tenore: CERASOLI GIOVANNI di Capestrano (L'Aquila) (solista) - POLLIO VINCENZO di Napoli (solista) - Flicorno baritono: CURTI GIUSEPPE di Manfr,edonia (solista) - COLANERI ANGELO di Guglionesi (CB). Capo banda e concertista, vinse a Genova alla fine dell'Ottocento la medaglia d'oro in una gara con 80 concorrenti (eseguì alcune variazioni sul tema: « Inno di Garibaldi »). Passò nel 1904 dalla « Banda Rossa » alla « Banda Bianca » - Flicorno basso in Mi/b: RASCHINI STEFANO di Milano - COLAMARIA GIOVANNI di Conversano - Flicorno basso in Si/b: GUERRA CARLO di San Severo - MUSIANI ALDO di Bologna.

BATTERIA

Tamburo: ALFIERI PASQUALE di Cerignola - Timpani: DE MAGISTRIS PAOLO di San Severo (cugino di Pasquale) - Cassa: DI LUZIO ROCCO di Capestrano - Piatti: MARRA FRANCESCO di San Severo - PALOMBINO GIOVANNI di San Severo (zio di Francesco e di Giuseppe).

Bidello: PANZANARO MICHELE di San Severo. 

STRUMENTALE «MAINO E ORSI» di MILANO. 

ESECUTORI: 65.


Tratto da "La Banda Bianca e la Banda Rossa" 
di Raffaele Petrera e Desio W. Cristalli
Felice Miranda Editore

 
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