20 aprile 2019
Eventi
I 40 anni di d’Araprì: la Puglia metodo classico
di Rosaria Bianco
Il primo spumante Metodo Classico prodotto al Sud
Correva l’anno 1979 e la sonda spaziale “Voyager 1” restituiva al mondo le prime foto di Giove e nel Regno Unito – per la prima volta in Europa – una donna diventava capo del governo: la “lady di ferro” Margaret Thatcher si accomodava al numero 10 di Downing Street.
Si abbattevano le barriere della conoscenza e i tabù, dunque, e tutto sembrava possibile. Se, poi, al contesto storico ci aggiungi l’incoscienza giovanile, la voglia che si ha a 25 anni di scompigliare le carte e di “fare qualcosa che nessuno ha ancora mai fatto” miste ad una (inconsapevole) lungimiranza, allora ti spieghi la nascita di una vera e propria leggenda. Quella di “d’Araprì”, ossia il primo spumante Metodo Classico prodotto al Sud. Nel caldo Sud. In Puglia, per l’esattezza, dove bisognerà aspettare ancora molti anni dopo quel 1979 per assistere al “rinascimento” dell’enologia di qualità che oggi ci rende famosi in tutto il mondo. Eppure, mentre le uve autoctone pugliesi erano ancora sostanzialmente vendute per arricchire le etichette del Nord, tre ragazzi sognavano in grande e cominciavano a sperimentare con liqueur de tirage e pupitres.
Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore (dall’unione delle prime sillabe dei loro tre cognomi nasce il nome d’Araprì ) sono i “tre moschettieri “di San Severo, realtà agricola foggiana nel Tavoliere delle Puglie decantato e amato dall’imperatore Federico II, che si sono spinti oltre le Colonne d’Ercole della viticoltura meridionale, elevando un vitigno autoctono – il Bombino Bianco – a nobile uva per le eleganti e raffinate bollicine da Metodo Classico tra le più rinomate e strapremiate, punto di riferimento nazionale e internazionale della spumantistica di qualità, ammirate anche dai cugini della Champagne.
Occasione per degustare le bollicine d’Araprì, l’unica realtà pugliese che produce esclusivamente spumanti con il Metodo Classico, la serata organizzata dall’AIS di Lecce diretta da Amedeo Pasquino, qualche sera fa nel capoluogo barocco. Un’occasione unica, come ha sottolineato Giuseppe Baldassarre, consigliere nazionale AIS che ha condotto la degustazione di tutti gli spumanti che costituiscono il ventaglio delle etichette d’Araprì, insieme ai relatori AIS Aldo Specchia, Nico Favale e Marco Albanese.
Presenti anche i tre produttori che hanno raccontano la loro storia, intrisa di Amicizia, Jazz e Agricoltura. La terra, la vite, le vendemmie “con cui si sposavano le figlie” e alle quali i tre giovani partecipavano ogni anno come era consuetudine un tempo, gli ambienti odorosi di mosto della cantina di famiglia dove trascorrevano i pomeriggi a suonare musica jazz, disegnano lo sfondo di quella che sembra essere la sceneggiatura di un film in cui fil rouge è l’autoctonia come elemento di valorizzazione del territorio e della viticoltura. Sguardo lungo insomma e fiuto per quello che sarebbe accaduto dopo qualche decennio: la strada indicata da Luigi Veronelli era imboccata!
L’idea che prende corpo, i viaggi su e già dalla Francia (Louis Rapini è nato in Francia da genitori italiani ed ha vissuto da vicino la Champagne) a carpire regole e segreti dell’arte champenoise. A studiare. Le prime sperimentazioni nel 1979 e poi la prima vera vendemmia nel 1985: da quell’anno un’inarrestabile ascesa verso il successo.
Durante la serata AIS la degustazione degli spumanti che rivelano lo stile d’Araprì: stupenda brillantezza, raffinato perlage, un naso intrigante di frutti croccanti e lieviti delicati, eleganza, freschezza e sapidità.
1) d’Araprì Pas Dosè: Bombino Bianco e Pinot Nero per una produzione limitata senza aggiunta di “liqueur d’expedition”. Un naso delicato con frutti a polpa bianca in cui primeggiano la mela e la pesca, con una sottilissima nota di lievito. In bocca regala una gradevole nota agrumata, freschezza e sapidità.
2) d’Araprì Brut: ancora uve Bombino Bianco e Pinot Nero, con una lunga permanenza sui lieviti in bottiglia. Un naso delicato, di fiori gialli e mela croccante, con una leggera nota di crosta di pane. Deciso e corposo, sapido sul finale. Bella persistenza.
3) d’Araprì Rosé: un elegantissimo e delicato rosa antico per questo spumante ottenuto da uve Montepulciano e Pinot Nero. Fragolina di bosco, arancia, mandorla e rosa al naso. Fresco, lungo, con intrigante finale leggermente amaragnolo.
4) d’Araprì Gran Cuvèe XXI secolo 2012: eleganza, struttura, complessità per questo spumante che viene prodotto solo nelle annate migliori da uve Bombino Bianco, Pinot Nero e Montepulciano vinificate in bianco. Affinato almeno 5 anni sui lieviti, regala sentori delicati di frutti anche rossi e di agrumi insieme a leggere note tostate e di crosta di pane. Bocca suadente.
5) d’Araprì Riserva Nobile 2014: è lo spumante con cui è nata la leggenda, prodotto con solo Bombino Bianco. Il mosto fermenta nel legno di rovere. Affinamento sui lieviti di 36 mesi. Bouquet ricco, con note di frutti a polpa bianca, vanigliate e tostate. Morbido eppure fresco. Elegantissimo.
6) d’Araprì Sansevieria Brut Rosé 2015 Magnum: altro vitigno autoctono, altra sfida per festeggiare i 40 anni di vita della maison. Qui è il Nero di Troia in purezza ad essere elevato a pura eleganza. Colore rosa tenue con leggerissimi riflessi di buccia di cipolla, grazie al breve contatto del mosto con le sue bucce. Il naso è ricco di scorza di agrumi e lamponi. Grande freschezza e lunghezza. Tributo a Raimondo Di Sangro VII Principe di San Severo, che ha dato il nome ad una sua ricerca botanica: la Sansevieria, appunto.
7) d’Araprì Dama Forestiera 2013 Magnum: cuvée ottenuta da Montepulciano e Pinot Nero vinificati in bianco per questo meraviglioso spumante che è una dedica all’omonimo romanzo dello scrittore di San Severo, Nino Casiglio. È la storia del lascito dell’ultimo principe di San Severo, Michele di Sangro, che affidò alla sua compagna Elisa Croghan il compito di promuovere l’agricoltura nel territorio. Luminoso nel suo bel giallo paglierino, al naso regala un ricco bouquet di frutti anche rossi, di mela cotogna, vaniglia e una leggera crosta di pane e mandorla. Una bocca quasi cremosa. Persistenza e sapidità.
8) Sul finale una sorpresa per ringraziare dell’ospitalità la delegazione AIS di Lecce: d’Araprì Dama Forestiera 2010 direttamente dalla riserva di famiglia. Uno spumante che non è dunque in commercio, dal delicato colore rosa antico e dalla luminosità intrigante. Al naso frutti e rosa appassita con note agrumate. In bocca torna l’eleganza, la freschezza e la sapidità dello stile d’Araprì.
Uno stile, un’eleganza, un carattere che scaturiscono dal rispetto rigoroso di una propria Carta Etica e di Qualità che fissa ogni passaggio del percorso produttivo:
I. Elaborazione in proprio di tutti i vini.
II. Proprietà della maggior parte dei vigneti al fine di garantire costanza nello stile.
III. Impiego esclusivo di uve dell’agro San Severo.
IV. Bombino Bianco o Montepulciano, almeno 60%, in tutte le Cuvée.
V. Impiego del solo mosto fiore per la preparazione dei vini base.
VI. Fermentazione sempre a temperatura controllata sotto i 20° C:
VII. “Tirage” entro il mese di marzo dell’anno successivo alla vendemmia.
VIII. Prolungata permanenza sui lieviti.
IX. “Dosage” contenuto.
X. Utilizzo esclusivo di tappi in sughero birondellati di qualità extra.
Da poco la maison è passata nelle mani dei figli dei tre soci, ma i “tre moschettieri” sono ancora dei giovanotti, perché, come diceva Kafka, “Chiunque conservi la capacità di cogliere la bellezza non diventerà mai vecchio”.
E cosa c’è di più bello della luce che sprigiona un calice di spumante? Purché sia Metodo Classico e da vitigno autoctono, ovviamente.