Le bollicine nobili di Bombino Bianco

Autoctono Pugliese
di Domenico Liggeri

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Li presero per pazzi i tre amici che diedero vita alla cantina d’Araprì quando si misero a parlare di bollicine da uve autoctone italiane nel lontano 1979: dei veri pionieri, anche per la radicalità di fare soltanto vini spumantizzati, in gran parte incentrati sui vitigni del loro territorio, il foggiano, con in testa l’identitario Bombino Bianco. Si sentivano ripetere che lo spumante si faceva in altre zone, mica nella loro Puglia. Quindi, il funesto presagio che non sarebbero andati da nessuna parte, perché in Puglia non sarebbe stato possibile spumantizzare.

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Oggi invece d’Araprì è un’eccellenza mondiale dei vini spumantizzati, mentre non si hanno più notizie di quegli insensibili incompetenti che cercarono al tempo di scoraggiarli: probabilmente saranno nell’ombra a sorseggiare uno dei tanti inutili champagne o peggio ancora a bere le pallide imitazioni italiane delle bollicine francesi.
A d’Araprì va dunque riconosciuto il merito di essere stata tra le prime cantine a guidare la nascita e l’affermazione degli spumanti autoctoni, soprattutto nel Sud Italia.

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I tre amici sono Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore, dai cui nomi scaturisce l’acronimo d’Araprì: “un’amicizia che affonda le radici nella musica jazz, poi maturata e rinsaldata negli anni attraverso la passione comune per il vino ed i vitigni autoctoni del Tavoliere”, con “la convinzione di poter produrre anche al Sud spumanti di pregio, e l’intuizione – poi rivelatasi vincente – di poter valorizzare nelle bollicine il vitigno autoctono della Capitanata”, quel Bombino bianco “che nella spumantizzazione riesce ad esprimersi nella sua pienezza”.

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Il vitigno Bombino Bianco su cui hanno puntato, presente in Puglia soprattutto nel Barese e nel Foggiano, è di antichissime origini: la tradizione vuole che esso sia arrivato a San Severo di Puglia intorno al 1200 portato dai
Cavalieri Templari al ritorno dalla Terra Santa”. Poi “si è così ben acclimatato nel nostro territorio che, anche in
annate calde e siccitose, matura a metà settembre e mantiene un corredo acido elevato (intorno al 7 per mille e un pH basso ) che insieme alla moderata alcolicità e una giusta maturazione lo rendono un ideale vitigno per la produzione di uno spumante metodo classico fine ed elegante (Italia Agricoltura)”.
Tantissimi i riconoscimenti conquistati negli anni, tra cui quello del 2° Rapporto sulle Eccellenze d’Italia
dell’EURISPES che alla d’Araprì ha assegnato l’attributo Principi dello Spumante.

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Un blasone enoico che si ritrova anche nel nome del prodotto di punta, Riserva Nobile, da uve Bombino bianco in purezza. “La tecnica della prima fermentazione in legno dona alla Riserva Nobile un colore oro scintillante, un profumo ricco di frutta matura e sentore di vaniglia”, notano dall’azienda: “ogni bottiglia riposa minimo 48 mesi al riparo della luce e delle correnti d’aria e degli urti, ad una temperatura di 13° C, nei sotterranei della nostra antica Cantina”…

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… una struttura del ’700 di particolare pregio architettonico e per questo meritevole di una visita, anche perché conserva alcune attrezzature storiche.
Riserva Nobile nel bicchiere è maestoso: ha un profilo aromatico che per un attimo fa scivolare la mente verso lo Chardonnay e il Trebbiano, ma emerge presto la sua personalità perentoria. La frutta fresca percepita al naso, in bocca diviene rigore assoluto, senza alcuna ruffianeria, in cui sentori di mela cotogna e scorza di limone candita conducono a una nota finale agrumata che fa scattare in piedi.

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Altra declinazione spumantizzata del Bombino Bianco si ha nel Pas Dosé che “non vede l’aggiunta della liquer d’expedition, per cui il vino base si esprime in tutta la sua personalità”. In questo caso si tratta di un blend con il Pinot nero, il cui affinamento prevede che ogni bottiglia riposi almeno trenta mesi. Prodotto più semplice del precedente, non a caso consigliato per il pasto, alle caratteristiche del Bombino aggiunge la classica sensazione di crosta di pane del Pinot Nero.
Ci siamo fatti raccontare questa realtà preziosa fatta di coraggio visionario e competenza pragmatica da uno dei tre fondatori, Louis Rapini.


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