LA PUGLIA DI D’ARAPRI’

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VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELL’ENOLOGIA DELL’ITALIA MERIDIONALE, 4^ PUNTATA: LA PUGLIA DI D’ARAPRI’

Dopo una riposante nottata in un ambiente d’altri tempi (la mattina mi sveglia il tubare di una colomba appollaiata su balcone) e una lauda colazione, salutiamo con dispiacere Alfredo Paladino e riprendiamo il pullman per varcare il confine e approdare in Puglia. Poco più di un’ora di viaggio e raggiungiamo San Severo, storica cittadina della Daunia  posta al centro del Tavoliere settentrionale, terra di ulivi e viti, dove tra monumenti barocchi e guglie maiolicate, ci aspettava Girolamo uno dei tre soci dell’Azienda d’Araprì. Dal 1979 l’azienda vira la produzione dai classici vini pugliesi agli spumanti, novità assoluta in quei luoghi per quei tempi. Ad attenderci anche Michele Mastropierro, relatore AIS Puglia, che ha voluto accoglierci con tutti gli onori nella loro terra. Dopo l’esaustiva l’introduzione da parte di Girolamo che ha raccontato la storia, la filosofia e la volontà che ha messo in campo per arrivare ad un risultato unico, abbiamo fatto la visita ai locali di spumantizzazione ricavati nelle cantine del Palazzo d’Araprì, datato 1700, cantine nel vero senso della parola perché costruite per lavorare le uve e fare vino. Siamo passati poi nel salone che un tempo ospitava un frantoio, un sotterraneo suggestivo e splendidamente conservato, uno spettacolo vero e proprio. Nel salone, dopo i ringraziamenti di rito da parte del nostro Presidente Domenico Balducci e la consegna delle insegne Regionali ai titolari, si è passati all’investitura dei neo sommelier.

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Cerimonia solenne e oculata con consegna di attestati e tastevin, poi … prima sciabolata da parte del Delegato Stefano Isidori per aprire il convivio .. oltre al collo della bottiglia si sono “sciolte” tutte le tensioni e da brut a brut è iniziata la festa. Piano piano ci siamo abbandonati al fascino delle bollicine che si liberavano dal bottiglia. Suadente il “Brut” ottenuto da bombino bianco e piccole parti di pinot nero con 24 mesi di maturazione sui lieviti, godibilmente accompagnamento agli stuzzicanti assaggi dell’aperitivo.
Ci siamo trasferiti poi nelle accoglienti sale del Palazzo poste al primo piano per continuare il pranzo. Con il piatto dell’antipasto, una serie di prodotti pugliesi di sicuro interesse, è stato versato il “Pas dosé”, ottenuto da bombino bianco e piccole parti di pinot nero con trenta mesi di maturazione sui lieviti: fragrante, secco e piacevolmente fruttato. Con il primo piatto, cavatelli e molluschi, il “Rosé”, montepulciano e pinot nero maturato 24 mesi sulla lisi dei lieviti: piccoli frutti rossi contornati dalle fragranze dei lieviti, molto piacevole ed egregiamente abbinato alla salsa rossa che condiva la pasta. Poi una zuppa di pesce (brodetto) qui nel calice è arrivato il “Riserva Nobile”, bombino bianco in purezza elevato 48 mesi: ventaglio fragrante di crema pasticcera al limone, piacevolmente morbido, sublime con il piatto. Poi si è passati alla “Gran cuvée”, bombino bianco, montepulciano e pinot nero con sessanta mesi di maturazione: cinque anni e non sentirli, fresca sapidità al gusto che aumentava l’importante olfazione orientata si toni di frutti gialli maturi, miele, nocciole e crema pasticcera. A seguire un fuoriprogramma, “La Dama Forestiera” montepulciano e pinot nero maturato 48 mesi, prodotto solo in magnum e a dosaggio “zero”: capolavoro della spumantistica italiana. Che altro dire, dopo i saluti e gli “acquisti” di rito, sia per ricordare la visita sia per la bontà delle bottiglie, a malincuore si siamo recati al pullman che ci ha riportati nelle Marche. Grazie Girolamo, grazie Louis e grazie anche a Ulrico, anche se non presente fisicamente alla giornata, per la splendida accoglienza e per lo stupefacente lavoro che state portato avanti.
Una bellissima due giorni alla scoperta del meridione d’Italia, tra territori, vigneti, cantine e AMICI che ci hanno accompagnato con grande trasporto.
Fine del viaggio

Somm. Prof. Stefano Isidori
                 30/06/2015

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