Dosage zero sfida all’Ok Corral: Oltrepò Pavese e Puglia a confronto

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Pas Dosé D’Araprì vs Conte Vistarino 1865 Oltrepò Pavese Metodo Classico

Tra le varie tipologie di metodo classico quella non dosata, Pas Dosé, Nature o Dosage zéro, è, insieme all’Extra Brut, quella che preferisco. Senza la calibrata aggiunta degli zuccheri, opera degli chef de cave, si riesce ad avere la fotografia più fedele e senza mediazioni di quello che un terroir e un vigneto (o più vigneti) hanno da raccontare.

Sono bollicine più difficili e meno appealing dei Brut o dei franciacortini Satèn, più tese ed essenziali, ma sono quelle che preferisco sempre, insieme ai Rosé, stappare.

Qualche sera fa non contento di gustarmi un Pas Dosé ho deciso di aprirne due e di metterle a confronto in una sorta di OK Corral enoico. Intendiamoci: trattandosi di vini profondamente diversi, per zona e regione di produzione, per vitigni utilizzati, per storia e savoir faire delle aziende, questo confronto va considerato solo come un enodivertissement e non ha certo la pretesa di stabilire se A sia migliore di B. Consideratelo solo come un gioco, e a voi la scelta.

Inizio da nord, dalla Lombardia, da quell’Oltrepò Pavese che con i suoi tremila ettari di Pinot nero a disposizione potrebbe essere la più importante zona italiana produttrice di bollicine nobili, altro che Franciacorta.. Se… se non fosse abitata dagli oltrepadani, persone deliziose nel migliore dei casi, da TSO o da manette nei peggiori.

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Ho scelto il Pas Dosé di un’azienda che è storia dell’Oltrepò e del metodo classico italiano, Giorgi di Vistarino o Conte Vistarino come riporta il sito Internet aziendale, una famiglia proprietaria “dalla metà del XV secolo di un’ampia tenuta agricola nel comune di Rocca de’ Giorgi in Oltrepò Pavese”, che “ha contribuito a definire nel tempo l’intimo legame tra viticoltura e terroir all’interno di un’oasi incontaminata di grande interesse paesaggistico e faunistico”. Sin dalle origini, per tramite del Conte Augusto Carlo Giorgi di Vistarino, venne avviata in anteprima “la coltivazione del Pinot Nero in Italia e in Oltrepò Pavese”.

Una tenuta meravigliosa, che in passato ho visitato più volte, che “si estende per 826 ettari, di cui 188 a vigneto, quasi a totale copertura del Comune di Rocca de’ Giorgi. L’azienda Conte Vistarino, a metà del 1800, importò poi impiantò le prime barbatelle di Pinot Nero in Italia, oggi sono 140 ettari, e, prima nella storia enologica del Paese, vinificò questo nobile vitigno secondo il metodo classico”.

Il mio assaggio è stato quello del Conte Vistarino 1865 Oltrepò Pavese Metodo Classico, Pinot nero 100% affinato 50 mesi sui lieviti ed ecco le mie più che positive impressioni di degustazione: colore paglierino oro intenso, brillante e luminoso, perlage fine, naso ampio cremoso ananas pompelmo frutto vivo succoso bella ampiezza ed espressione nitida.

Bocca ricca, piena, succosa di grande espansione, buona cremosità, gusto molto persistente e spallato eppure di grande piacevolezza ed equilibrio con vinosità ben calibrata e finale lungo e pieno. Un Pas Dosé gastronomico assai, da non spendere come aperitivo o per “sbicchierare” in un wine bar.

Dall’Oltrepò Pavese alla Puglia

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Per gustare il secondo Pas Dosé dobbiamo fare 720 chilometri, e spostarci in una meravigliosa regione da vino che non vantava alcuna tradizione spumantistica, tanto più metodo classico, fino a che tre amici, Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore, oltre 40 anni fa, nel 1979, non decisero di creare nella Capitanata, nel nord Puglia, in provincia di Foggia, a San Severo, la loro “Maison” spumantistica, d’Araprì, dalle iniziali dei loro tre cognomi.

41 anni dopo, anche se ormai nella terra del Primitivo e del Negroamaro, dei trulli e dei taralli, della pizzica e delle orecchiette, patria di Lino Banfi, Renzo Arbore e purtroppo anche di un tizio che è finito non si sa come a fare il premier…, si sono messi a fare bollicine cani e porci (con risultati spesso ridicoli), i tre “moschettieri del metodo classico” made in Puglia sono sempre i numeri uno.

Ancora più bravi e meritevoli di elogi se si considera che le loro bollicine nobili sono prodotte valorizzando un vitigno bianco autoctono come il Bombino bianco che é le cépage du village per antonomasia. Oppure il Nero di Troia, il Montepulciano, uniti al Pinot nero. Il Bombino bianco vinificato anche in purezza, come nel caso della riserva nobile RN.

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Per il mio assaggio ho scelto il prodotto più secco della gamma degli spumanti della maison e non vede l’aggiunta della liquer d’expedition, il Pas Dosé, una cuvée di Bombino bianco (in questo caso il 70% ma non si scende mai sotto al 60% e Pinot nero), da vigne poste in Contrada San Biase, Contrada Cotinone e Contrada San Matteo, su terreno argilloso calcareo, allevate a spalliera e pergola pugliese, con una resa di 100-120 quintali per ettaro. Epoca di raccolta delle uve a fine agosto il Pinot nero e entro metà settembre il Bombino bianco. Il periodo di affinamento sui lieviti è di 30 mesi.

Il mio campione con una sboccatura risalente a tre anni fa mi ha convinto senza alcuna esitazione, colore paglierino scarico molto brillante, perlage sottile, profumi ben secchi, decisi, agrumati e di fiori bianchi, di crosta di pane e mandorla e una bella vena salata.

In bocca molto secco, diretto, nervoso, verticale, con acidità che spinge, elegantissimo, essenziale, incisivo, con vena sapida e citrina si propone come un eccellente metodo classico da aperitivo. O da abbinamento a frutti di mare e molluschi.

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Sono questi i metodo classico Pas Dosé che mi piacciono!

Attenzione!:

non dimenticate di leggere anche Vino al vino http://www.vinoalvino.org/

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