D’Araprì: armonia e melodia nella terra del Tavoliere

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Conosci lo champagne di Puglia? Quando si pensa alla Puglia, vengono in mente alcune caratteristiche essenziali: il sole, il mare, le distese sterminate di grano, pomodoro, barbabietole, viti.

Ma c’è un prodotto che va alle radici del Sud, un piccolo scrigno nascosto che non finisce mai di regalare al degustatore incommensurabili doni.

Vi porterò in un viaggio emozionale a suon di jazz.

Che cosa ha a che fare la musica jazz con un vino spumante?

In realtà la storia della cantina D’Araprì nasce proprio dalla passione di tre amici, suonatori e amanti di questa melodia musicale.

Si intuiscono in maniera precisa alcune caratteristiche tipiche di questo spumante: musicalità, raffinatezza, radici.

Il viaggio comincia nella provincia di Foggia, nel Meridione, più precisamente a San Severo, terra di contadini nella loro accezione più pura: lavoratori della terra.

Qui c’è gente che sa stare sotto il sole, che ha a che fare con poche risorse, poca acqua e tanta fantasia. E proprio da questo posto in cui non “ci piove dentro” che tre amici, all’incirca una trentina di anni fa, decidono di inseguire un sogno: spumantizzare un vitigno particolare: il bombino bianco.

Nella zona del Trebbiano e del Montepulciano, l’operazione sembra un rischio ma si sa il genio è creatività e follia.

Come non potevano pensare ad un vino “spumantizzato” visto che erano tre amanti e suonatori jazz?

All’inizio l’impresa è ardua, piena di insidie, di vinificazione e metodologiche, se pensiamo al fatto che i loro competitors diretti sono i francesi con un prodotto del calibro dello Champagne, oggi ci sembra pura follia.

Qualcuno oggi si azzarda a definirlo lo “champagne di Puglia” e non sbaglia di molto, se pensiamo al successo del prosecco e di tutti i prodotti autoctoni italiani che si stanno spumantizzando e vengono apprezzati sul piano internazionale.

Un prodotto raffinato, con quel tipico profumo di burro, di fieno appena tagliato, risultato del lavoro dei lieviti; rotondo, armonico, floreale, dalle bollicine(o perlage, per dirla alla francese) fini e persistenti.

Ma cosa lo contraddistingue?

La forza del monovitigno: il bombino bianco è una felice intuizione che ti riporta immediatamente nella galassia pugliese fatta di solarità, di intensità, di potenza sprigionata dalle temperature altissime che si raggiungono in estate.

Qui ci vuole la mano sapiente dell’uomo, nessuna cava di salgemma, nessuna temperatura stabile.

L’emozione è tutta nel viaggio, qualcosa di diverso da un Franciacorta, una potenza ed una complessità che scaldano il cuore, una melodia che raggiunge le note palatali e sprigiona tutta la sua fierezza.

Il nome ricorda molto da vicino una cittadina della provincia Apricena ma in realtà è il risultato glorioso dell’armonizzazione dei tre cognomi degli inventori: D’amico, Rapini, Priore.

 Una fusione che rivela tutta la sua eccellenza nello sviluppo aromatico e nella persistenza in bocca.

Una cantina curata, ricca di riferimenti musicali e anche di premi.

Una location che proietta il visitatore a metà strada tra Spagna e Francia, un palazzo signorile raffinato e pieno di storia. I tre amici hanno saputo costruire nel tempo una piccola icona ed hanno un target di riferimento preciso sebbene sia possibile trovare i loro prodotti online e anche nei locali supermercati.

Quali prodotti si abbinano a questo spumante così particolare?

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Io non mi addentrerei in azzardi culinari piuttosto terrei bene a mente la tradizione locale: sicuramente pesce, la cannocchia (in loco cicala) gratinata oppure leggermente scottata con un filo d’olio ne accresce il volume olfattivo e le bollicine esaltano il palato; un sautè di cozze e vongole, un’orata al cartoccio olio, limone e prezzemolo ma anche una pasta fatta in casa con catalogna, pomodorino pachino leggermente scottati ed infine tutta quella ampia gamma di prodotti dolciari della tradizione locale che vanno dalle cartellate ai dolci con le mandorle.

A mio avviso la varietà bombino bianco-pinot nero è molto adatta anche a cacciagione (d’altronde è territorio di Federico II), prosciutto tipico di Faeto, caciocavallo podolico.

Tempo armonico, esaltazione del gusto, raffinatezza del perlage, potenza ed intensità queste sono le caratteristiche di un vino che si presenta al degustatore che vuole intraprendere un viaggio emozionale ed olfattivo in terra di Tavoliere.

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